Preghiera sabato – 27 settembre 2014

«Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomin

Ecce Uomo Caravaggio

+ Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen

Preghiera iniziale

Signore Gesù mi metto oggi alla tua presenza. Tu sei la Parola Eterna del Padre che si è rivelata ai piccoli. Illumina la mia vita con la tua gloriosa presenza perché possa partecipare ogni volta di più nel mistero pasquale e annunciarti in tutto il mondo.

Atto penitenziale

– (Faccio in silenzio un breve esame di coscienza del giorno precedente, o del giorno appena trascorso).

Oggi, Signore, ti cerco con un cuore affranto e umiliato, fiducioso che nel Tuo Sacro Cuore troverò il ristoro per me. So che ti ho rifiutato tante volte, ma voglio, con l’aiuto della tua Misericordia rinsaldare il mio essere nel tuo amore. Fa che il mio volere sia ogni volta più in sintonia con la volontà del Padre.

Lettura biblica del Vangelo del giorno

«Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». (Dal Vangelo secondo Luca 9,43b-45).

E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio. Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:  «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

 

Breve lettura spirituale

Medita sulIe parole di Benedetto XVI:

Secondo la concezione di san Paolo… nelle sue Lettere appaiono tre caratteristiche principali, che costituiscono l’apostolo. La prima è di avere “visto il Signore” (cfr 1 Cor 9,1), cioè di avere avuto con lui un incontro determinante per la propria vita. Analogamente nella Lettera ai Galati (cfr 1,15-16) dirà di essere stato chiamato, quasi selezionato, per grazia di Dio con la rivelazione del Figlio suo in vista del lieto annuncio ai pagani. In definitiva, è il Signore che costituisce nell’apostolato, non la propria presunzione. L’apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l’apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore. Non per nulla Paolo dice di essere “apostolo per vocazione” (Rm 1,1), cioè “non da parte di uomini né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre” (Gal 1,1). Questa è la prima caratteristica: aver visto il Signore, essere stato chiamato da Lui.

La seconda caratteristica è di “essere stati inviati”. Lo stesso termine greco apóstolos significa appunto “inviato, mandato”, cioè ambasciatore e portatore di un messaggio; egli deve quindi agire come incaricato e rappresentante di un mandante. È per questo che Paolo si definisce “apostolo di Gesù Cristo (1 Cor 1,1; 2 Cor 1,1), cioè suo delegato, posto totalmente al suo servizio, tanto da chiamarsi anche “servo di Gesù Cristo” (Rm 1,1). Ancora una volta emerge in primo piano l’idea di una iniziativa altrui, quella di Dio in Cristo Gesù, a cui si è pienamente obbligati; ma soprattutto si sottolinea il fatto che da Lui si è ricevuta una missione da compiere in suo nome, mettendo assolutamente in secondo piano ogni interesse personale.

Il terzo requisito è l’esercizio dell’“annuncio del Vangelo”, con la conseguente fondazione di Chiese. Quello di “apostolo”, infatti, non è e non può essere un titolo onorifico. Esso impegna concretamente e anche drammaticamente tutta l’esistenza del soggetto interessato. Nella primaLettera ai Corinzi Paolo esclama: “Non sono forse un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore?” (9,1). Analogamente nella seconda Lettera ai Corinzi afferma: “La nostra lettera siete voi…, una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente” (3,2-3).

Non ci si stupisce, dunque, se il Crisostomo parla di Paolo come di “un’anima di diamante”(Panegirici, 1,8), e continua dicendo: “Allo stesso modo che il fuoco appiccandosi a materiali diversi si rafforza ancor di più…, così la parola di Paolo guadagnava alla propria causa tutti coloro con cui entrava in relazione, e coloro che gli facevano guerra, catturati dai suoi discorsi, diventavano un alimento per questo fuoco spirituale” (ibid., 7,11). Questo spiega perché Paolo definisca gli apostoli come “collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9; 2 Cor 6,1), la cui grazia agisce con loro. Un elemento tipico del vero apostolo, messo bene in luce da san Paolo, è una sorta di identificazione tra Vangelo ed evangelizzatore, entrambi destinati alla medesima sorte. Nessuno come Paolo, infatti, ha evidenziato come l’annuncio della croce di Cristo appaia “scandalo e stoltezza” (1 Cor 1,23), a cui molti reagiscono con l’incomprensione ed il rifiuto. Ciò avveniva a quel tempo, e non deve stupire che altrettanto avvenga anche oggi. A questa sorte, di apparire “scandalo e stoltezza”, partecipa quindi l’apostolo e Paolo lo sa: è questa l’esperienza della sua vita. Ai Corinzi scrive, non senza una venatura di ironia: “Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti fino a oggi” (1 Cor 4,9-13). E’ un autoritratto della vita apostolica di san Paolo: in tutte queste sofferenze prevale la gioia di essere portatore della benedizione di Dio e della grazia del Vangelo.

Benedetto XVI, Udienza Generale, 10 settembre 2008.

 

Breve meditazione personale

– (Fa silenzio dentro di te e chiediti:)

1 -. Cosa mi dice il Vangelo che ho letto?

2 -. Come illumina la mia vita?

3 -. Cosa devo cambiare per essere più simile a Gesù?

4 -. Di cosa ho bisogno per essere più simile a Lui?

 

Ringraziamento e richieste personali

Ti ringrazio Signore per questo momento in cui mi sono trovato con l’amore misericordioso del Tuo Cuore. Fai che con l’aiuto della tua grazia possa essere anch’io misericordioso come è misericordioso il Padre Nostro, seguendo l’esempio del Cuore Immacolato di santa Maria. Che il testimonio della Madonna – Madre Addolorata –  sia una spinta nella mia vita cristiana, per partecipare del Tuo mistero della croce, morte e risurrezione, affinché possa annunciarti ad ogni momento e possa amare di più la Tua Santa Chiesa. Amen.

– (Se vuoi, puoi chiedere al Signore alcune intenzioni personali).

Prega un Padre Nostro, un Ave Maria e un Gloria…

 

Consacrazione a Maria

– Richiedi l’intercessione di Maria, dicendo questa preghiera:

Grazie Signora Santa Maria,
grazie per la numerose bontà
e per la tue cure materne.
Aiutami affinché la mia gratitudine
si trasformi in una risposta effettiva
di un amore pronto
e di compimento della tua parola:
«Fate quello che vi dirà».
Amen.


+ Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.